Dati aggiornati HIV/AIDS in Italia

Data: novembre 2024
Autore: ISS

Questo fascicolo del Notiziario presenta i dati nazionali delle nuove diagnosi di infezione da HIV aggiornati al 31 dicembre 2023 e pervenuti al COA entro il 31 marzo 2024. I dati dell’ultimo anno possono essere sottostimati a causa del naturale ritardo di notifica, cioè il tempo che intercorre dalla data della diagnosi al momento in cui la notifica perviene al Sistema di sorveglianza HIV nazionale. In particolare, la correzione per ritardo di notifica stima che ai 2.349 casi del 2023 finora pervenuti al Sistema di sorveglianza manchi ancora il 6,5% di segnalazioni; questa percentuale porterebbe il numero di casi del 2023 a circa 2.500 e l’incidenza passerebbe così da 4,0 a 4,2 casi per 100.000 residenti.

La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test HIV per la prima volta, segnalando un aumento dei casi rispetto allo scorso anno: nel 2023 sono 2349 le nuove diagnosi, pari a un’incidenza di 4,0 nuove diagnosi ogni 100.000 residenti.

Dal 2012 al 2020 si osserva una diminuzione delle nuove diagnosi, con un aumento negli ultimi tre anni. L’incidenza (casi/popolazione) delle nuove diagnosi di HIV in Italia si colloca al di sotto della media calcolata nei Paesi dell’Europa occidentale (6,2 casi ogni 100.00 residenti)

Nel 2023, le incidenze più alte (≥5 casi per 100.000 residenti) sono state registrate nel Lazio, in Emilia-Romagna e in Umbria. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2023 sono maschie nel 76 % dei casi. L’età mediana è di 41 anni, più alta nei maschi (42 anni) rispetto alle femmine (39 anni).

L’incidenza più alta si riscontra nella fascia di età 30/39 anni (9,9 nuovi casi ogni 100.000 residenti di età 30/39) anni mentre fino al 2020 era di 25/29 anni. In questa fascia di età 30/39 l’incidenza nei maschi è 3 volte superiore a quella delle femmine.

Nel 2023, la maggior parte delle nuove diagnosi sono attribuibili alla trasmissione sessuale e costituiscono l’86,3% di tutte le segnalazioni; in particolare gli eterosessuali costituiscono il 47,6% (maschi il 26,6% e femmine il 21,1%) e gli MSM il 38,6%.
Nel 2023 gli IDU rappresentano il 3,4% delle nuove diagnosi con proporzioni più alte negli italiani rispetto agli stranieri, rispettivamente 3,7% e 2,6%. Per questi la modalità di trasmissione è purtroppo “Non riportata” ovvero il dato è mancante per il 10,3% nelle schede di notifica.

Nel 2023 più di 1/3 delle persone con nuova diagnosi da HIV ha eseguito il test per presenza di sintomi HIV correlati o sospetta patologia (35,0%). Altri principali motivi di esecuzione del test sono stati: comportamenti sessuali a rischio (19,6%), controlli di routine o iniziative di screening a seguito di campagne informative (12,2%) e accertamenti per altra patologia (7,4%). Questi ultimi due motivi di testing hanno visto una proporzione in aumento tra il 2021 e il 2023.
Il tempo che intercorre tra la data del primo test HIV positivo e la data della prima misurazione dei CD4 rappresenta un indicatore della tempestività di presa in carico (cosiddetto “linkage to care”) delle persone con nuova diagnosi HIV. Nel 2023 il tempo mediano di “linkage to care” è di 4 giorni, inferiore a quello del 2012 di 8 giorni. Nel 2023 il 98,6% delle persone con nuova diagnosi HIV è risultata presa in carico entro 3 mesi dalla diagnosi.

Nell’ultimo decennio è aumentata la quota di persone a cui è stata diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV con bassi CD4 o in AIDS.
Nel 2023 il 41,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV è stato diagnosticato in AIDS con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL e il 60% con un numero inferiore a 350 cell/μL. Una diagnosi HIV tardiva <350cell/μL è stata riportata nel 66,8% degli eterosessuali maschi e nel 63,0% delle eterosessuali femmine.

Nel 2023 la percentuale di persone a cui viene diagnosticata per la prima volta una infezione da HIV contemporaneamente ad una diagnosi di AIDS risulta essere del 25,5%, con proporzioni più alte nei maschi eterosessuali (32,5%) e nelle persone con età ≥ 60 anni (40,4%)
Al Registro Nazionale AIDS, attivo dal 1982, nel 2023 sono state notificate 532 nuove diagnosi di AIDS, pari a un’incidenza di 0,9 casi per 100.000 residenti, registrando un rilevante aumento dei casi nell’ultimo anno. Nel 2023, tra le nuove diagnosi di AIDS, l’84,1% riguarda persone che hanno scoperto di essere HIV positive nei sei mesi precedenti alla diagnosi di AIDS.

La proporzione di diagnosi AIDS tardive è stata in costante aumento fino al 2020 e nel 2023 tale proporzione risulta più elevata tra i maschi (86,4 %), con simili proporzioni negli eterosessuali e negli MSM (88%), tra le persone di età <40 anni (90,1%) e tra gli italiani 86,1%.

La proporzione di persone che non avevano ricevuto alcun trattamento antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS è cresciuta nell’ultimo ventennio. Nel 2003 le persone non trattate prima della diagnosi di AIDS erano il 61,9%, mentre nel 2023 questa percentuale è aumentata fino a 77,2%. Tale trend in crescita ha interessato soprattutto gli italiani la cui proporzione di non trattati terapeuticamente è passata dal 60,2% al 78%, mentre negli stranieri la stessa percentuale è cresciuta dal 71,3% a 76,1%. Nel 2023 si osserva che la proporzione più alta di trattati interessa gli IDU (46,0%) mentre la proporzione più bassa interessa gli MSM (14%) e i maschi eterosessuali (13%).

Nel 77,2% delle persone diagnosticate con AIDS che non avevano ricevuto una terapia antiretrovirale la polmonite da Pneumocystis carinii è stata la più comune patologia di esordio (22,6%) sebbene nell’ultimo ventennio abbia subito il calo più evidente.

Il numero di nuove diagnosi di infezione da HIV in stranieri mostra una diminuzione dal 2016 al 2020, tuttavia, la proporzione di stranieri oscilla intorno al 30% (±5%) fino al 2022, e nel 2023 la proporzione di stranieri aumenta al 36,9% di tutte le nuove diagnosi. Tra gli stranieri, il 59,7% delle nuove diagnosi è attribuibile a rapporti eterosessuali (femmine 35,8%; maschi 23,9%).

Il numero di casi pediatrici si è drasticamente ridotto nell’ultimo ventennio: nel 2023 si sono registrati 3 casi. Il forte calo di casi di AIDS pediatrici può considerarsi l’effetto combinato dell’applicazione delle linee guida relative al trattamento antiretrovirale delle donne in gravidanza per ridurre la trasmissione verticale e della terapia antiretrovirale somministrata ai bambini con HIV, che ritarda la comparsa dell’AIDS conclamato.

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